Nella prima parte di questo articolo abbiamo parlato di come interpretare il sutra di Patanjali “sthira-sukham-asanam” nel contesto originario e scoperto dei consigli per metterlo in pratica nell’esecuzione delle asana. Vediamo adesso come questo concetto arrivi a toccare ogni aspetto della nostra vita e come sia vicino al concetto di yin e yang…

STHIRA e SUKHAM nella Vita – occhio al prana che scappa!

Sembra che il ritmo sia una componente essenziale della vita, momento dopo momento.

Le maree si alzano e si abbassano, la terra ruota intorno al sole, tutti gli atomi vibrano e risuonano al tempo imposto dalla natura. I polmoni ed il cuore lavorano in una ritmica sinergia, e l’intestino produce onde peristaltiche mentre il cervello genera onde cerebrali.

Anche l’essere umano ha un ritmo naturale, nello yoga e nell’Ayurveda tutto viene individuato nel ritmo originario del Prana, energia vitale (quello che per i Cinesi è il Chi), che unisce corpo, mente e spirito nell’alternarsi dei nostri respiri.

I nostri “calzoni da occidentali” ci portano spesso ad ignorare questo ritmo centrale per il nostro benessere. Invece di seguire il tempo che rispecchia la nostra natura, cerchiamo di creare un nostro ritmo artificiale. Vivendo giornate asincrone con noi stessi, con troppe cose da fare, impegni lavorativi che invadono la sera o i fine settimana. Questa vita aritmica drena via il prana che un piacere, minando la nostra capacità di gestione dello stress e di adattamento agli inevitabili cambiamenti e difficoltà che incontreremo lungo la strada.

Da qualche parte ho letto: “Gli occidentali portano il loro Dio al polso.”

Declinando il sutra di Patanjali in questo contesto, sthira e sukham, possono intendersi come: “dimorare risolutamente in un buon spazio,” cosa possibile solo con un prana sano.

La pratica dello yoga accresce la capacità di percezione del nostro prana. Per avere un prana sano però la nostra pratica dovrà andare oltre il bordo del materassino, in ogni aspetto della nostra vita. Coltivando sthira e sukham nella nostra dieta, nelle nostre relazioni, attraverso i giorni e le stagioni della nostra vita alla riscoperta del nostro ritmo originale.

yogasutraSTHIRA e SUKHAM – YIN e YANG – India & Cina

Prima di passare definitivamente a praticare yoga ho praticato per 8 anni Tai Chi Chuan, Shaolin Chuan e Chi Kung (insomma per farla breve Kung Fu 😉 ), studiato 2 anni di medicina tradizionale cinese e Tui Na, qualche trattatello sul taoismo qua, un saggio sul buddismo là…ammetto di avere un reiterato debole per l’oriente. Quindi non posso non rimanere affascinato nel leggere similitudini di pensiero fra pratiche diverse…ma poi così tanto?

La mente dello yoga, in equilibrio fra sthira e sukham, e lo stato di “pronto delle arti marziali.”

Nelle arti marziali il corpo è sveglio e tonico, pronto a reagire in qualunque direzione. Senza però  essere eccessivamente teso in nessuna in particolare La mente è rilassata e allerta, mentre il corretto utilizzo del diaframma, nella respirazione nasale, consente la circolazione del Chi dentro e fuori dal corpo. Immagina l’acqua immobile dentro un barile. Appena fai un foro nel barile l’acqua uscirà con tutta la sua forza, e l’intensità della sua reazione non dipenderà dal lato in cui hai fatto il buco.

Sthira & Sukham vs Yin & Yang

Lo Yin e lo Yang: polarità estreme di tutte le cose (freddo e caldo, femminile e maschile, vuoto e pieno, molle e duro, il negativo e il positivo…), che esistono solo in proporzione dinamica l’uno rispetto all’altro ma mai puri. L’interazione, il rincorrersi e l’intrecciarsi fra questi opposti da vita alle “10.000 cose” (tutte le cose).

Abbiamo visto dove i sutra parlano di sthira e sukham, andiamo a rispolverare il Tao The Ching ad opera si Lao Tzu – diciamo un testo “vedico cinese,” fatto risalire fra il IV e il III secolo a.C.

Sbirciamo adesso dove “il Libro della Via e delle Virtù” parla di yin e yang:

“Le creature voltano le spalle allo yin

e volgono il volto allo yang

il Chi infuso le rende armoniose.”

Cap. XLII – LE TRASFORMAZIONI DEL TAO
dal Tao The Ching – il Libro della Via e delle Virtù

Il concetto del continuo alternarsi di stati di “pieno” e di “vuoto,” permea i movimenti che costituiscono le posizioni della pratica del Tai Chi Chuan – arte della meditazione in movimento – mentre il respiro circola seguendo il Piccolo o il Grande Circuito Celeste e l’attenzione ricorda la presenza muscolare dell’area perineale.

Lasciati ispirare nella tua pratica!

LA PRIMA PARTE DELL’ARTICOLO:

STHIRA e SUKHAM DAI SUTRA e Consigli per la Tua Pratica

Aspetta c’è dell’altro!